CENNI STORICI
L’attuale chiesa centrale del paese, che ebbe titolo di Collegiata Insigne fin dal 1586, deriva dalla demolizione, operata nel 1782 dall’architetto ticinese Gaetano Cantoni dell’antica Parrocchiale gotica di S. Giovanni Battista , quando il partito degli innovatori prevalse su quello dei conservatori, che volevano restaurare il cadente tempio medioevale.
Quest’ultimo, sulla base di una plausibile interpretazione si documenti storici, venne edificato attorno al 1460, verosimilmente a causa della forte crescita economica causato dal passaggio del paese ( per acquisto dai precedenti signori di Clavesana ) sotto la Repubblica di Genova, e per impulso della dinamica famiglia genovese degli Spinola, insignoritasi di Pieve all’inizio del ‘400.
Si trattava di un grande tempio gotico a tre navate “orientale” un brandello del quale è stato riportato alla luce sul lato destro dell’attuale Collegiata, mentre altri elementi strutturali si ritrovarono inglobati nella stessa. Il Cantoni spianò l’area, ruotò l’asse di circa 90 gradi,e, in 24 anni, con l’aiuto dell’entusiastico dei cittadini, eresse l’attuale Collegiata, terminata nel 1806, in piene epoca napoleonica.
L’ESTERNO
L’esterno della Collegiata di S. Giovanni Battista si presenta come una massiccia architettura ad ordini sovrapposti, con tozzo campanile centrale, e ben visibili tracce di cedimenti strutturali, già in fase di costruzione, sul lato sinistro, compensati, anche sul davanti, da una pilastrata in pietra nera.
Ampi finestroni semicircolari si aprono intorno. Un pronao colonnato a pianta curvilinea introduce ai tre ingressi.
Su quello centrale, verosimilmente proveniente dalla vecchia chiesa, è fissata una lunetta di marmo, rappresentante Resurrezione.
L’INTERNO
L’interno del tempio, che nel movimento trilobato equilatero della pianta conserva lontane ma chiare reminescenze barocche, è tuttavia dominato dalla netta, fredda, sonora, impronta neoclassica propria dell’ epoca.
Grandi colonne corinzie a marmorino e stucco sorreggono gli spessi cornicioni a motivi classici e dentelli, nonché il catino absidale, che, con il proprio perfetto cerchio, interseca il lobo presbiteriale, solo con ciò conferendo una pianta allungata ad un edificio a sostanziale pianta centrale.
I tre grandi lobi, impostati su massicci arconi, riducono sostanzialmente l’estensione della breve cupola che, circondata da un basso tiburio ottagonale, sorregge l’ampia lanterna finestrata, anch’essa ottagonale, leggermente più alta del campanile.
Le ornamentazioni pittoriche a rosoni romani e quadrature, con ampi motivi vegetali, rigorosamente monocrome in bianco e grigio, e anch’esse pienamente neoclassiche, sono del Canzio.
Il pavimento stesso è una grande scacchiera bianca e grigia.
OPERE D’ARTE
Il tempio è ricchissimo di opere d’Arte.
Per quanto riguarda le pitture, si va dal tardo ‘500 (Natività, del Badaracco) a grandi e piccole tele del Cappellino, Brusco, Benso, Cambiaso, Piola, Zignago, fino all’ottocentesca grande pala d’altare del Massabò (nascita di S. Giovanni Battista).
Esistono nel tempio anche pregevoli opere scultorie, tra cui una Madonna del Rosario, in marmo, dello Schiaffino, e una Deposizione del Brilla. Dello Schiaffino è pure il bellissimo crocefisso dell’altre maggiore.
Molte le statue processionali: una Assunta e una Madonna del Carmine, del Maragliano, un’antica Madonna di Loreto, un S. Sebastiano, un S. Isidoro (quest’ultimo opera moderna dello Stuflesser) ed altro ancora.
Nella chiesa è conservata una splendida fonte battesimale quattrocentesca, forse proveniente anch’essa dalla vecchia parrocchiale. Pregevoli sono anche gli stalli del coro.
La sacrestia (ora diventata cappella invernale, dopo aver subito importanti opere di consolidamento strutturale) è essa stessa ricca di opere d’arte, sia pittoriche che lignee, rappresentate dagli splendidi mobili. Nella sacrestia era conservato uno dei capolavori di Domenico Piola, un’ “Ultima cena” oggi conservata al Museo di Arte Sacra di Pieve di Teco presso il Complesso della Madonna della Ripa.