Indirizzo: Corso Mario Ponzoni, 135 - CAP 18026     Telefono: 0183-36313     Fax: 0183-36315     Email: comune.pievediteco@postecert.it     P.IVA: 00244500088

Edifici religiosi

CHIESA DELLA MADONNA DELLA RIPA

Monumento insigne del paese, la Madonna della Ripa, con il suo svelto campanile cuspidato, si eleva a poca distanza dall’oratorio di S. Giovanni, allineata con esso lungo la strada. Costruita nel 1370 come prima parrocchia (“pieve”) del nuovo borgo, è una chiesa gotica a tre navate su colonne in pietra, abside piana e ingresso laterale, tipologia abbastanza diffusa in Valle.
Officiata inizialmente dai Benedettini, poi da Canonici regolari, assurse in passato a grande splendore. Espropriata dopo l’unità d’Italia, e tuttora sconsacrata, ebbe vari usi civili e militari, magazzino, dormitorio di soldati, cinema. Fino a non troppo decenni orsono, la parte “civile” della chiesa era divisa da quella religiosa da un muro trasversale, oggi abbattuto, che permetteva il passaggio all’attiguo Oratorio dell’Assunta. La divisione è resa tuttora leggibile dalla seconda porta esterna, ora murata.

La copertura a ordito ligneo, danneggiata da un incendio, è stata rifatta in tempi recenti, e così il pavimento, malauguratamente asportato per non chiari motivi. L’austero ed elegante interno conserva residue pitture d’epoca, tra cui un S. Cristoforo ed una Madonna in Maestà, nonché la decorazione a strisce bianche e nere, piuttosto comune nell’area genovese. La bellezza delle linee, la qualità delle sculture dei capitelli, la nobiltà dell’insieme, rendono la Ripa un ambiente di grande suggestione. Da essa, attraverso un ripido passaggio sulle rocce piombanti sul fiume (oggi risistemato) si accede alla sottostante cripta dei Flagellanti, dove resta un residuo di altare.

 

ORATORIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Secondo la storia, si tratterebbe della prima chiesa costruita in paese (1233-43) in immediata prossimità del preesistente “borgo vecchio”, in modo da fornire il servizio religioso sia ad esso, sia al nascente “borgo nuovo”. La chiesa è stata rimaneggiata nel 5-600, assumendo le forme attuali. I dipinti della volta (1719) sono del Marvaldo, che dipinse pure le pareti. Queste ultime vennero ridipinte nel 1736 dal Sasso, con scene dalla passione di Cristo. Sulla superficie sottostante la tribuna dell’organo è una copia, sempre eseguita dal Sasso, dell’ “Ultima Cena” di Domenico Piola, grande quadro a olio a lungo conservato nella Collegiata, ed ora al Museo Diocesano di Albenga.

La chiesa ospita pure la settecentesca splendida statua processionale (il ligure “cassa”) di S. Giovanni Battista, insigne opera di Antonio Maria Maragliano, un antico bozzetto ligneo dello stesso santo, un grande crocifisso processionale, sempre del Maragliano, ed una ricca dotazione di paramenti e arredi. Essa ospitava anche il cinquecentesco polittico di S. Giovanni Battista, oggi al Museo Diocesano di Albenga. Nella chiesa esiste infine, ormai insuonabile, un pregevole organo con cassa barocca dipinta a olio. Fino al 1912 quest’organo si trovava nella Collegiata, e venne qui trasportato quando venne sostituito da un nuovo strumento Bussetti, a sua volta sostituito (1967) dallo strumento attuale, fatto da Francesco II Vegezzi Bossi

Ex convento Agostiniane – S.A.A.C.S “Sebastiano Manfredi

“Nell’espugnazione sabauda del 1625 il secondo Castello dei Clavesana, quello costruito in paese a partire dal 1241, e divenuto sede delle autorità governative della Repubblica genovese, venne raso al suolo. Sulla sua sede, nel 1644, il pievese Giovanni Maria Ricci, su disegno del pittore Giulio Benso, anch’egli pievese, fece erigere l’attuale grande edificio, costituito dal corpo conventuale, dalla chiesa, e dall’antistante loggia Ricci. Sovrasta il tutto la gentile cupola ricoperta di scàndole d’ardesia, e con la sfera di rame sommitale traforata da molti colpi d’arma da fuoco.

Sotto la loggia, in alto, esiste tuttora la statua del Ricci, con la lapide che ne ricorda l’impresa. Sempre sotto la loggia, ma più in basso, sono murati gli unici reperti del Castello sopravvissuti alla distruzione. Si tratta di alcune piccole cariatidi in pietra, maschili e femminili, e di qualche altro frammento, tra cui una lunga lastra con un’iscrizione inneggiante alla fedeltà dei pievesi alla Repubblica genovese. Ai due lati della Loggia Ricci sono murati un piccolo tondo con l’Agnello, ed un più ampio bassorilievo in pietra nera rappresentante l’Agnus Dei, avente ai lati S. Giovanni Battista e S.Caterina con la palma del martirio e la ruota di tortura.

Anche questo monastero divenne una caserma, dedicata a Sebastiano Manfredi, membro della illustre omonima famiglia pievese, caduto in Africa al tempo della campagna coloniale del 1896. La parte centrale dell’edificio, corrispondente alla chiesa, divenne il cinema-teatro E. Rambaldi. All’interno dell’edificio, dotato di chiostro non colonnato, e interamente costruito (ad esclusione dell’ultimo piano) su voltine a crociera, gli scavi recentemente condotti hanno scoperto alcuni suggestivi reperti. Innanzitutto porzioni della platea di base dell’antico Castello, assieme a varie condotte idriche. In secondo luogo venne scoperto un ossario, con varie decine di scheletri di monache. Infine esiste un cunicolo sotterraneo, oggi parzialmente occluso, e forse sboccante ai Cappuccini. Dominante sul Castello, il modesto edificio della Colombera assume tuttavia la sua importanza se si ricorda che esso fece parte della corona di fortificazioni esterne che i pievesi realizzarono in occasione dell’assediodel 1625. Assieme ai Cappuccini, esso infatti difendeva la via di mezza costa, conquistando la quale il nemico sarebbe venuto a dominare il Castello da vicino e dall’alto. Attualmente l’edificio ha preso il nome di S.A.A.C.S “Sebastiano Manfredi”, acronimo di Spazio Aggregativo d’Arte Cultura e Storia e comprende:

Al Piano Terra:
auditorium “E. Rambaldi”;
Museo delle Maschere di Ubaga,
Sala Espositiva “M. Barli”.
Al Piano Primo: Asilo Nido Comunale,
Al Piano Secondo: Biblioteca Comunale “S.Pertini”

Al Piano Ammezzato è in progetto l’allestimento del Museo Permanente dell’Alpino

Torna all'inizio dei contenuti