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Edifici storici

PALAZZO BORELLI

Nella sua struttura, il Palazzo segue le linee del tipico palazzo signorile ottocentesco.

Sulla base di ampi scantinati (in cui sono utilizzate, o riutilizzate, anche belle colonne in pietra) si eleva massiccio volume rossastro dell’edificio, con pianterreno, primo piano (che funge da mezzanno, ed era adibito alla servitu’) un altissimo piano nobile, ed un terzo piano.

Un severo portone, ad ampi riquadri e borchie in bronzo, introduce all’androne, dove si apre un piccolo cortile interno per l’illuminazione delle altre stanze, e da cui si accede ai piani superiori. Qui inizia infatti il ricco scalone in marmo bianco che conduce dapprima al mezzanino, ed infine al piano nobile.

Dal pianerottolo di quest’ultimo un porta introduce nella galleria di ingresso e disimpegno.
Da essa, da un lato, si accede ad un’ampia sala, oggi Sala Consigliare, dotata di un ricco soffitto ad impalcato, e ad una parte dell’appartamento padronale vero e proprio, che si sviluppa attorno al cortile interno.

Questa parte è suddivisa nei molti vani dedicati alle varie funzioni: in sostanza quelle inerenti alla vita quotidiana della famiglia, corridoi, salette, studioli, camere da letto, vani di servizio, ecc.

C’è poi la parte avente specifica funzione di prestigio. Essa ha il proprio centro estetico nel sontuoso salone d’onore, oggi sala di rappresentanza della Municipalità.

Si tratta di una vasta sala quadrangolare pavimentata in legno, con tre delle quattro pareti riccamente affrescate con scene di romantico stile settecentesco, ed aventi a protagonisti due giovani innamorati. Queste pitture sono di elevata qualità, e perfettamente conservate, come peraltro tutte le altre del Palazzo.

Nella quarta parete, volta a mezzogiorno, si aprono le alte finestre, riparate da persiane e pesanti tendaggi.

Il riquadro centrale del sontuoso soffitto è affrescato a scene mitologiche di Amore e Psiche, ed è riccamente incorniciato da motivi neo-rinascimentali in oro su blu, un affresco di “putti canori” ritrae la piccola Veronica, ben distinguibile per l’atteggiamento diverso rispetto agli altri fanciulli rappresentati.

Nella parte dedicata alla vita della famiglia, altre stanze, in particolare quelle da letto, recano sui soffitti affreschi di non minore qualità rispetto alla sala delle feste, mentre in altri vengono preferiti raffinati dipinti a grottesche.

Anche nel mezzanino esiste un locale dall’ampio soffitto piano, affrescato in stile piuttosto geometrizzante, assai diverso da quelli del piano nobile, e che richiama in modo plausibile la probabile funzione di sala da pranzo della servitù.

Il palazzo (ricordo della casa natale?) era anch’esso dotato di un impianto di riscaldamento ad aria calda, e conserva anche un oggetto piuttosto raro nella Pieve dell’epoca, una bella vasca da bagno in marmo grigio, con i grandi rubinetti originali in ottone. Nell’edificio è rimasta parte del mobilio di famiglia, pianoforte incluso.

Il palazzo venne ceduto nel 1903 al Comune e da allora è la splendida sede del Municipio.

OSPEDALE VECCHIO

Edificato nel 1402 come “Hospitium pauperum” o “Venerabile Ospitale di S. Lazzaro della Città della Pieve” per accogliere poveri e viandanti , e poi assumendo la funzione di ospedale, possiede uno dei più bei portali in pietra del paese.

Sulla porta vi è scolpita a bellissima Annunciazione, vero blasone della “scuola di Cenova”, e sopra sono raffigurati i dodici apostoli attorno al Redentore con la scritta “M. Lazarinus Henricus de Cenua” e “Petrus et Bartolomeus Verenses a Cenua”.

La sua edificazione assai fuori delle mura, in riva all’Arrogna, appare razionale dal punto divista di ambedue le funzioni:

sicurezza rispetto ai forestieri,
misura di profilassi igienica.

Oggi l’edificio, sopraelevato di un piano, è casa privata.

 

 

ALBERGO DELL’ANGELO

Sorto sulla base di edifici preesistenti, è di epoca napoleonica, cioè a inizio Ottocento. La sua prima registrazione è avvenuta a Montenotte, al cui dipartimento amministrativo Pieve allora apparteneva.

Si trova in Piazza Carenzi (ex-Piazza Caricamento) già fuori delle mura per ovvi motivi di sicurezza e comodità di alloggio per i viaggiatori.
L’antico lavabo in pietra nera, tuttora in uso, accoglie gli ospiti, che poi si accomodano sotto l’ampio padiglione affrescato della sala da pranzo.

Esiste un’anedottica curiosa circa il lavabo. Infatti sarebbe stato trovato dal costruttore dell’Albergo (capomastro della Collegiata, allora in costruzione) nel locale di un antico corpo di guardia da lui acquistato, assieme ad una pentola di monete, che gli avrebbero permesso appunto di edificare l’Albergo.

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