Le “Maschere di Ubaga” è un progetto nato da una ricognizione di Franco Dante Tiglio sulle origini e sui contenuti della cultura contadina di Ubaga, piccolo centro del territorio dell’Alta Valle Arroscia, nel corso della quale hanno preso forma memorie, situazioni, eventi ed esperienze, condensate in figure simboliche la cui interpretazione poetica e plastica è stata demandata a 80 maestri italiani e stranieri dell’arte contemporanea.
Nell’idioma Ligure pre-latino “Ubagu” designava località alpestri, fredde, scoscese, selvose, esposte a settentrione e del tutto inospitali, ma le cui remote radici affondano nel substrato etnico – culturale di quelle primitive tribù di pastori agricoltori che, per circa due millenni, avevano dato vita al culto del monte Bego.
In Arte la forma più diretta per riattualizzare il mito è rappresentata dalla “maschera”, la quale ancor prima di essere un’opera estetica, rappresenta il mezzo per stabilire un contatto con ciò che sfugge: il tempo, le memorie, gli eventi, ma anche l’ignoto, il transumano, il soprannaturale.
Le maschere di Ubaga riattualizzano i momenti vitali dell’esistenza che riguardano gli spazi dell’anima e la comunione con la natura. Con il linguaggio delle forme e dei colori e con l’ausilio dei simboli, esse evocano immagini di forze cosmiche, anche di virtù e debolezze della natura umana, che formalizzano le categorie del “bene” e del “male”, aventi un’influenza fondamentale sul destino del singolo e della collettività.
Come simboli di forze naturali o soprannaturali, le Maschere di Ubaga, sono protagoniste di un “rituale” che si richiama alle festività agresti di mezza estate e alla tradizione dei “falò” di San Giovanni, con i quali il mondo contadino celebrava il risveglio della natura.
Al rituale, che rappresenta una allegoria mitologica della morte e della rinascita della natura, partecipano 42 maschere suddivise tra quelle propizie da una parte, e dall’altra quelle ostili all’uomo.
Le “Maschere di Ubaga”, mostra permanente inserita nel museo del territorio della valle Arroscia, è visitabile presso il piano terra del S.A.A.C.S “Sebastiano Manfredi” (Spazio Aggregativo d’Arte Cultura e Storia) presso l’ex-convento delle Agostiniane nella città di Pieve di Teco.